
Simon l’ha fatto: ha fatto parlare una stanza; una suite dell’Hotel Plaza. Ma qui nel titolo ad essere “protagonista” è una
suite (simbolo di successo e appagamento sociale). E le suite, si sa, ne hanno viste di tutti i colori, ma non ne possono
parlare; a meno che… non si stia in teatro; dove per loro possano parlare le persone che le hanno abitate. Ma soprattutto
che queste persone siano interpretate da attori dal nome sinonimo di bravura e garanzia; come, del resto, quello
dell’autore (Simon è l’autore moderno più rappresentato nel mondo.). Corrado Tedeschi e Debora Caprioglio
interpretano tre coppie (diverse), in tre situazioni (diverse), in una suite (la stessa) di un hotel considerato come l’Olimpo:
la dimora degli Dei. Lusso, agi, benessere che tuttavia non impediscono imbarazzi, problemi, inciampi. Qui tre coppie
diverse, tre problemi di coppia diversi con un unico filo conduttore: una stanza dell'Hotel Plaza di New York. Il primo
episodio rappresenta la crisi della coppia che sfocia nel tradimento e nella separazione. I due coniugi si ritrovano nella
stessa Suite della loro luna di miele e tentano di rianimare il matrimonio ormai definitivamente spento. Nel secondo
episodio la coppia protagonista è clandestina, due vecchi compagni di classe: lui famoso produttore, lei felice
"mogliettina-modello" e la stanza è sempre il luogo del loro ritrovo dopo anni. Il terzo episodio è il più esilarante. Una
coppia, logorata dal tempo, che tenta di convincere la figlia a sposarsi. Ma il giorno fissato per celebrare le nozze, la
promessa sposa si chiude in bagno e non vuole uscire.
In una commedia rappresentare l’inciampare di una qualunque persona può già far sorridere ma se questi inconvenienti li
vive chi non avremmo mai pensato ne fosse vittima la situazione diventa esilarante. Dietro il puro e alto divertimento
assicurato dalle commedie di Simon c’è sempre la dura verità della vita. Una durezza che la saggezza popolare
combatteva con il saggio detto: “Canta che ti passa”. Simon sembra dirci invece: “Ridi, ridi, ridi… che ti passa!”.